martedì 22 dicembre 2015

OOPS! I DID IT AGAIN...

non ci posso credere, l'ho rifatto di nuovo.
ho preso online una metà buona dei regali di natale.
metà di questa metà ancora non è arrivata.
non mi resta altro da fare che stare a pregare per i prossimi due giorni.


Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.


lunedì 14 dicembre 2015

venerdì 11 dicembre 2015

THE BILL, PLEASE

chi dice che nella vita ci sono cose che non hanno prezzo o vive nel mondo fatato degli unicorni sugli arcobaleni oppure mente spudoratamente sapendo pure di farlo.

la vera veritevole verità è che qualsiasi cosa ha un costo, tutto sta a capire con quale valuta bisogna pagare.

perchè mica tutto si paga in moneta, nella vita.

che "i soldi non sono tutto nella vita", te lo insegnano fin da quando eri bambino.
quello che non ti dicono è che però anche per tutto il resto esiste un mercato.
fiducia, stima, affetto, approvazione, comprensione...
persino la rabbia, l'odio, il disprezzo...
tutto, in modo o nell'altro, va guadagnato.

alcune cose si pagano in euro, altre in riel, altre in tivogliobene, altre ancora in vaffanculo.
resta il fatto che niente è gratis.
che vi piaccia o no, almeno un minimo si deve lavorare per tutto.

esiste la scorciatoia di prendere a credito, ma non illudetevi, prima o poi arriva sempre il momento del conto.
non si può battere cassa solo quando hai bisogno all'infinito.
mi pare scontato che, quando continui a chiedere in prestito senza mai restituire, ci sarà un giorno in cui la gente si stancherà di sponsorizzare i tuoi capricci o, più semplicemente, non le resterà più nulla da darti.

e non serve di certo essere un genio della finanza per capirlo.

venerdì 20 novembre 2015

DI LIBRI, POLTRONE E YANKEE CANDLE

ieri sera, mentre presenziavo al giovedì sera da #mamminacara e #paparino (eh sì, funziona proprio così, come in Gilmore girls, tutti i giovedì), ho caricato 36 libri sull'ereader.
36 nuovi titoli che vanno ad aggiungersi alle centinaia già presenti che stanno lì in attesa.
il fatto è che dopo "meno di zero" di Bret Easton Ellis non ho più letto praticamente nulla di nuovo.
ho cominciato un libro "ni" sul volo per NY, che poi ho lasciato a metà per risprofondare nella mia malsana abitudine di rileggere cose vecchie che ormai conosco a memoria.
vorrei leggere qualcosa di nuovo, ma c'è un nonsoccosa che mi tiene ancorata a quello che già so...

c'è un problema di spazio e di tempo, fondamentalmente.
ho bisogno di serate rannicchiata su una poltrona, vicino al termosifone acceso, con la coperta, i calzettoni di flanella, BrightonTheCat che fa le fusa e una yankee candle accesa.
ma non ho una poltrona.
e non ho il tempo.

ieri sono andata in un negozio per prendere la giara più spudoratamente grande del moroccan argan oil di YC.
non c'era.
ho ripiegato sulla versione piccola di shea butter , che per carità, mi piace lo stesso, ma non è quello che volevo.
volevo il moroccan argan oil.
adoro quella YC, è la stessa che ho acceso quando è venuto #NN.
ne ho ancora una piccola, consumata a metà, che sto centellinando per non vederla finire.
ne voglio una grande, la più grande che c'è, per non dover aver paura che non ci sia più.
so benissimo cosa significa tutta questa smenata nella mia testa, ma non ho voglia di stare a razionalizzare la paranoia che c'è dietro ad una stupida candela...

e intanto sposto mobili e leggo cose vecchie.

però forse.... ma ho detto forse...
stasera torno a cercare la mia yankee e inizio un libro nuovo.

martedì 10 novembre 2015

POLTERGEIST

e ti tengo lì, nell'angolino, a farmi compagnia.
chè tanto lo so che non dici nulla di importante, solo una risposta di cortesia.

ti tengo lì, perchè se ti tocco te ne vai e non torni più.
e questo è l'unico modo che mi ha lasciato per sentirti vicino.

ti tengo lì ed è un po' come una volta, quando ti piaceva venirmi a cercare, quando eravamo io e te, quando mi stavi accanto anche se eri dall'altra parte del mondo.

e ti tengo lì, perchè a te non interessa se ti leggo oppure no, mentre a me importa non vederti scomparire.

perchè io lo sento quando non ci sei.
e mi manchi.

lunedì 2 novembre 2015

LOST IN TRANSLATION

si scrive "divertiti".
ma si legge "fottiti".


LUNEDI'

e niente....
quando ti svegli e hai i piatti di due giorni nel lavello che ti fanno "ciao ciao" con la manina, ti accorgi di avere finito il caffè e il colino che usi per la spremuta giace da qualche parte pieno di quinoa...
quando arrivi al lavoro e capo supremo esordisce con "oggi ho una brutta giornata", gls non mette ancora in consegna il pacco che aspetti da una settimana, il termo è stato spento tutto il week end e in ufficio ci sono i pinguini che ballano holidays on ice...
quando sei ancora discretamente irritata perchè la manfrina che hai scritto ad un redivivo Cocco ha sortito più o meno lo stesso effetto della Lullaby di Palahniuk e hai passato buona parte della nottata a chiederti quanto sei cretina a correre dietro a lui e ai suoi stronzi "mipensiancora?"...
quando tutto succede di lunedì...
la soluzione è solo una: aprire zalando e ordinare una borsa e un paio di scarpe.
a caso.

giovedì 8 ottobre 2015

REALITY

parliamone... 
hai presente quelle storie in cui due persone si incrociano per caso e destino vuole che sia amore eterno? quelle storie che nemmeno i film più melensi della storia di Hollywood? quelle che non le avrebbe partorite nemmeno Rosamunde Pilcher?

ecco, sicuramente a qualcuna accadranno anche, ma, stanne pur certa, quella non sarai tu.

tu sarai quella che perde follemente la testa per il tizio che non ti caga di striscio.
quel tipo che ti prende e ti rivolta come un calzino, quello che appare e scompare, quello che cinque minuti ommioddioèluomodellamiavita e cinque minuti maledettoilgiornochethoincontrato.

molleresti tutto per lui.
lo seguiresti ovunque.
faresti qualsiasi cosa.

ma c'è quel piccolo particolare lì: lui non è d'accordo.
prima o poi è ora di guardare in faccia la realtà e accettare il fatto che questa storia non sarà mai happily ever after.
e prima lo fai, meglio sarà per te.

c'è lo step inevitabile, quello in cui ti siedi sul pavimento, ti metti a dondolare e piangi.
piangi fino ad avere voglia di vomitare.
piangi fino a sentire il cervello liquefarsi e tentare di uscire dalle narici.
piangi fino a produrre talmente tante lacrime da prosciugare persino la cellulite.
ecco.
quello è il momento in cui finalmente arriva la catarsi.

la questione è semplice e tu l'hai sempre saputo.
però diciamocelo, girarci intorno ti faceva comodo.
ignorare chiarissimi segnali.
trovare scuse.
inventare fantomatici significati nascosti.
rimandare il momento di ammettere quello che sai benissimo.
procrastinare.
sempre e comunque.

la verità e che a lui, di te, non gliene frega niente.

non è che ti odia.
è che proprio non gli interessa.

non è che non si fa vivo perchè vuole farsi desiderare.
è che proprio non si ricorda che esisti.




da lì in poi sta a te capire che è inutile stare a farsi tante domande, la risposta è sempre una:
non importa, tanto non ti vuole.

è inutile che tu stia a chiederti in ogni istante della giornata se è innamorato di qualcuna.
non importa, tanto non sarai tu.

è una perdita di tempo chiederti di continuo se si scopa in serie tutte le Molly del pianeta.
non importa, tanto tu non sarai tra quelle.
che poi tanto tu di stare tra quelle non saresti mai riuscita ad accontentarti.

diciamo la verità...
è davvero così importante?
sì, lo è.
ma non fa niente, 
tanto
lui
non
ti
vuole.

mettitela via, cocca.
non c'è altra soluzione.
non è colpa sua.
ma ancora più importante, non è nemmeno colpa tua.
smettila di disperarti per il fatto che "non sono all'altezza" e "se fossi stata abbastanza m'avrebbe voluto".
forse sì, t'avrebbe voluto, se tu fossi stata un'altra.

rassegnati e pensa che in fondo il mare è pieno di pesci.
e se proprio proprio lui è l'unico pesce che vuoi... sappi che nessuno è mai morto per essere diventato vegetariano.

It's how things happen in life (cit.)

sabato 3 ottobre 2015

PLAN B

Secondo il piano originale, in questo momento sarei dovuta essere a NY a cominciare la mia settimana di vacanza.
Secondo il piano originale, avrei scrupolosamente seguito il mio programma, facendo tutte le cose che mi ero prefissata di fare. 
Secondo il piano originale, avrei festeggiato il compleanno con un cupcake e un caffè caldo guardando il mare.
Secondo il piano originale, avrei scattato mille foto ai primi colori dell'autunno.
Secondo il piano originale, non avrei più pensato a lui, dopo nove mesi di silenzio.
Secondo il piano originale, anche se avessi deciso di chiamarlo non ci sarebbe comunque stato e non ci saremmo mai incontrati. 

Avevo pensato a tutto nel mio piano originale

Poi ho scoperto che, che tu lo voglia o no,
esiste sempre un piano B

martedì 29 settembre 2015

giovedì 17 settembre 2015

A.O.

AO e io, millenni dopo:
"di che ti lamenti? quando stavamo insieme ero proprio bella"
"bella... più che bella eri molto particolare"
"stronzo"
"guarda che è un complimento eh"
"sarà, ma t'è uscito proprio di merda"

aggiungetela ai 1.845.601 motivi per cui non gliela do più.

lunedì 31 agosto 2015

TI AVREI VOLUTO QUI

Ti avrei voluto qui, nel disordine patologico delle mie cose, tra i bicchieri da lavare, il frigo sempre vuoto, le pareti da imbiancare, la polvere sui ripiani alti.
Qui, tra queste mura che sono il mio mondo, lo specchio di quel che sono, dei miei mille difetti, dei miei sacrifici, di quello che mi sono guadagnata e di ciò che ho perso.

Ti avrei voluto qui, con tutte le tue imperfezioni che solo tu sai trasformare sempre in pregi.
Qui, a far parte anche solo un giorno della mia vita in modo tangibile e reale.

Ti avrei voluto qui, a rubare il posto al gatto su un letto troppo grande per me da sola.
Qui, a salutare una mattina nuova col caffè e biscotti sotto il sole in giardino, i piedi scalzi sull'erba bagnata e gli occhi stropicciati dal sonno.

Ti avrei voluto qui, per poter sostituire per una volta il desiderio col possesso.
Qui, per raccontarmi da sola una bugia e fingere di crederci fino al giorno dopo.

Ti avrei voluto qui, ma le distanze non sempre sono fatte di chilometri.
E mano a mano che ti avvicini, ti sento sempre più lontano. 

giovedì 20 agosto 2015

CROSTATINE

le persone si dividono fondamentalmente in due categorie: quelle che mangiano le crostatine a morsi, incuranti dell'arte che sta dietro al consumare una merendina, e quelle che sgranocchiano prima la crosta, lasciando la parte cioccolatosa per ultima.

io, ovviamente, sono del secondo tipo.
non mi sognerei mai e poi mai di rovinare il rituale dello sgranocchio.
attendo pazientemente il climax, disfacendomi piano del'inutile cornice di pasta per poi godermi appieno l'apoteosi della crema al cacao.
c'è tutto un senso dietro, un rito ancestrale, una cerimonia inviolabile.

non mi fido di quelli che mangiano le crostatine a caso, masticando quel che capita-capita.
hanno qualcosa di sbagliato, di torbido e crudele.

eppure, chissà perchè, è sempre per quei tipi lì che perdo follemente la testa.

giovedì 6 agosto 2015

POI DICI

in coda alla cassa al supermercato.
ho in mano solo un blocco da disegno, la famigliola davanti a me ha un carrello che pare che da domani arrivi la guerra.
madre, padre e due pargoli orrendi guardano me, poi il blocco, poi ancora me, poi ancora il blocco, poi cominciano tranquilli a caricare il mondo sul rullo.
poi dici che non gli deve venire il cagotto fino a fine agosto.

martedì 4 agosto 2015

LA BICI

domenica ho comprato una bicicletta.
non ho la più pallida idea del perchè abbia preso una bicicletta.
tipo che non ne ho una da quando andavo alle medie.

ad ogni modo ora ho una bicicletta.
mi sono scordata di comprare la pompa per gonfiare le ruote, però ho preso il cestino.
alla Angie è quasi venuto un colpo quando ha saputo che ho messo il cestino a una mtb, ma in fondo ci sta secondo me... diciamo che è una mtb hybrid, tipo.
insomma, aveva il campanello di serie... si è mai vista una mtb seria col campanello??
no.
quindi può tranquillamente avere anche il cestino.
che poi il cestino va sempre bene, altrimenti dove la metto la borsa?
scommetto che la Angie direbbe "ma quando vai in bici non ti porti dietro la borsa!"
vabbeh... allora dove metto le chiavi, il portafogli, gli occhiali da sole, il telefono, le sigarette e l'accendino????
vedi che gira e rigira, serve il cestino??

ah, e poi ho preso il lucchetto.
eh, perchè già so che tutti vorranno portarsi via la mia magnifica mtb col cestino.
il mondo è pieno di furfanti in agguato che aspettano solo di fregarti la bici, ma serio eh...
alla Dija è pure toccato rubarsi la propria bici qualche mese fa.
la Dija è la mia vicina di casa easy, quella che se trova il cancello aperto entra e se lo trova chiuso lo salta, ma preferisce trovarlo aperto, specie quando arriva alle sei del pomeriggio con una pizza in una mano e i nostri amici breezer già stappati nell'altra.
comunque... dicevo... un paio di mesi fa la Dija è andata a fare la spesa e quando è uscita... PUFF! bici sparita!!
cioè... era incazzata come un caimano nero boliviano.
fatto sta che qualche giorno dopo passando per il centro ha visto la sua bici parcheggiata fuori da un palazzo e ovviamente se l'è rubata indietro.
mmmm... tutto sommato rubarsi indietro le cose rubate non è rubare, no?
ad ogni modo... io ho comprato il lucchetto.
immagino che i lucchetti per le bici siano un po' come quelli scrausi dei diari segreti di quando avevo otto anni (quelli che si aprono davvero con la forcina come nei film), ma io la mia bici la lucchetto lo stesso, così poi non mi tocca rubarmela indietro.

certo, per correre il rischio di farmela rubare dovrei prima portarla fuori dal garage, tipo.
magari una di queste sere la uso per andare a trovare la Camy.
magari posso partire e andare a fare un pic nic, tanto c'ho il cestino (vedi Angie????).
magari quando sono in ferie posso andare a fare dei luuuuuuuuunghi giri trevigiani.
magari alla fine scopro pure che mi piace andare in bici e divento una di quegli infoiati che fanno 160 chilometri tanto per fare un giretto.
magari.

o magari anche no, che già son stanca solo a pensarci.
che poi non so nemmeno andare sui sassi, se proprio lo vogliamo dire.
sono troppo vecchia per sbucciarmi un ginocchio.

facciamo che intanto vado a trovare la Camy, va', poi vediamo.

lunedì 3 agosto 2015

LUNEDI'

stamattina mi sono alzata con in testa Teardrop.
mi piace un sacco quel pezzo, ma proprio tanto.
ha un solo, grande, grosso, terribile problema.
sì, esatto, ci siamo capiti: quello.
non sono mai favorevole quando una canzone che mi piace viene utilizzata in uno spot pubblicitario, o come sigla di un telefilm, occhessoio.
va a finire che o ti ci martellano il cervello finchè ogni volta che partono le prime tre note ti viene l'orticaria, oppure il pezzo se ne va beatamente a puttane, diventando il misero gingillo di una puntata 4X02.

ogni volta che qualcuno dice "bbbella questa, la sigla del dottoraus!!" il mio tenero cuoricino sanguina 
(un po' come quando sento dire che knockin' on heaven's door è stata scritta dai Guns, ma questo è un altro capitolo...).

e quindi... toh, questa è Angel, che è bella bella bella, ma soprattutto non è "quelladi....". 
(almeno che io sappia e tanto mi basta).


venerdì 31 luglio 2015

ESTATE

gli amici, il caldo, il giardino, le risate, i pianti, i traguardi da festeggiare, 
gli smadonni cosmici, la noia, i posacenere che traboccano, 
le patatine al pepe nero.

tanto quando passano quelli della raccolta vetro scambio di nascosto il mio bidone con quello di Anna....




giovedì 30 luglio 2015

ON AIR


GIOVEDI'

una di quelle mattine in cui ti alzi e pensi che dovresti dedicare i prossimi cinque anni della tua vita a girare il mondo in couchsurfing trombandoti tutti i padroni di casa carini.

odio tutto e tutti, ultimamente.
più del solito, intendo.

dovrebbero inventare un tasto "pause" nella vita, un bonus che ti puoi giocare un paio di volte per fermare tutto mentre cerchi di dare un senso alla tua esistenza.
perchè diciamolo: questa cosa che il tempo passa lo stesso quando tu sei perso tra i casini nella tua testa è un'inculata colossale.
e io ormai ho una certa...
guardo indietro e vedo treni persi e occasioni sprecate.
guardo avanti e non vedo nulla.
guardo intorno e vedo quello che avrei dovuto fare e ho buttato nel cesso.
è una gran sensazione di merda, sappiatelo.

mercoledì 29 luglio 2015

SPOSTO MOBILI

luogo comune vuole che ogni donna che si rispetti, nei momenti di crisi mistica, esca a fare shopping e plachi l'ansia con un nuovo, scintillante tacco 12.
questo mi porta a pensare di essere stata uomo per almeno otto delle mie vite precedenti, perchè io, nei momenti (tanti) in cui ho i neuroni che sbroccano, sposto i mobili di casa.
prendo il mio migliore amico, l'avvitatore dell'ikea, e smonto e rimonto cose.
cambio pezzi alla doccia.
collego lampadari.
sostituisco termostati.
attacco e stacco cose dai muri.
inverto la posizione dell'arredo.

i miei neuroni sbroccano uguale, sia chiaro, ma almeno sbroccano in uno spazio finto-nuovo e si sentono più liberi di smadonnare pesantemente.

tanto per, nelle ultime due settimane ho cambiato posto al divano, sradicato da una parete tre librerie, buttato un orologio a muro, appeso due pensili nuovi.
nella to do list rimangono: imbiancare le pareti rigorosamente di bianco, fare un falò con il tavolo e le sedie, sostituire i suddetti con i nuovi, ridipingere la cucina di nero, cercare un forno nuovo, stampare i pannelli da attaccare al muro.

una volta terminato, molto probabilmente aspetterò qualche mese e poi smonterò tutto e ricomincerò da capo.

martedì 28 luglio 2015

PIANI PER IL FUTURO
















             



io, da grande, foglio fare il microfono bianco.

CHIAMAMI PER NOME

ecco cosa vorrei, che mi chiamassi per nome.
almeno una volta, una sola.

ci sono momenti in cui non m'importa.
istanti in cui tutto intorno scompare e per ciò che resta non serve usare parole, non servono definizioni.
attimi fatti di istinto e pulsioni inevitabili che non hanno bisogno di un nome o un significato.

e poi ci sono volte in cui mi chiedo se nemmeno lo sai davvero, come mi chiamo.
volte in cui mi domando se per te ci sia differenza.
volte in cui penso che tu lo faccia di proposito, per lasciarmi dichiaratamente nel mezzo delle cose qualsiasi.

ti ho sentito spesso dire io non sono "nessuno".
lo so, tu non sei mai stato "nessuno".
tu sei tu.

ma nemmeno io sono "nessuno".
odio essere una tra le persone qualunque che peschi a caso nelle tue nottate di noia.
ho bisogno di vedere che mi cerchi perchè vuoi me.
ho bisogno di una sequenza di lettere che definisca univocamente e inequivocabilmente me.
ho bisogno di sentire che anche tu sai che nemmeno io sono "nessuno".

non è la richiesta di un posto specifico nella tua vita che tu non vuoi dare e che io non posso avere; è una semplice questione di affermazione di se.
tu, che di ego ne hai da vendere, lo dovresti capire...

e allora dimmelo, quello stronzo, fottutissimo, maledetto nome.

sabato 25 luglio 2015

SABATO

Aprire la porta di casa praticamente nuda, convinta che sia la vicina di casa easy: fatto.
Trovarsi davanti il giardiniere trentenne: fatto.
Sbattergli la porta in faccia balbettando "scusa torno subito": fatto.
Imparare perché tua madre ti diceva che bisogna sempre mettere le mutande: fatto.

#stracazzoporcochefiguradimerda.

giovedì 23 luglio 2015

COSE CHE ACCADONO DI NOTTE

non so bene che città sia; so che è grande e lontana, ma potrebbe trovarsi ovunque.
siamo state in giro tutto il giorno, la Camy e io.
abbiamo visto cose, fatto shopping, scattato foto, mangiato dolci.
ora sono tornata in hotel.
la camera è totalmente spoglia: pareti bianche, mobili chiari ed essenziali, nessun oggetto o suppellettile od ornamento. 
nulla, a parte cose mie.
mi guardo intorno e all'improvviso capisco che non sono in un albergo.
il posto dove ho passato gli ultimi giorni è casa sua.
quella in cui mi trovo ora è camera sua.
e lui arriverà da un momento all'altro...
ansia.
panico.
angoscia.
non voglio che sappia che sono stata qui, che ho sparso le mie cose in giro, che ho dormito nel suo letto.
butto tutto alla rinfusa nella valigia; libri, cosmetici, regali, vestiti... tutto quello che c'è, il più velocemente possibile.
so che lui sta per tornare e non deve trovarmi qui.
non sapevo fosse casa sua, giuro che non lo sapevo.
lo giuro.
lo giuro.
devo andare via.
subito.
continuo a rovesciare oggetti nelle borse, ma sembrano non finire mai. 
non ho tempo.
non ho tempo.
non ho tempo.
lui sta arrivando.
non capisco come possano esserci così tante cose mie qui dentro.
più in fretta.
più in fretta.
più in fretta.
non posso lasciare niente di mio in questa stanza o capirà che sono stata qui.
sta arrivando.
è arrivato.
non lo vedo, ma so che al di là della porta, lo sento.
sta per aprire...

apro gli occhi nell'istante esatto in cui suona il telefono.
non ho bisogno di guardare chi sia.
lo so già.

sesto senso, coincidenza, cosmo, quella che lui tanto tempo fa chiamava connection...
non ho idea di cosa sia stato.
forse non lo voglio nemmeno sapere.
so solo che a volte, di notte, accadono cose strane.

per un istante penso di girarmi dall'altra parte e rimettermi a dormire.
e invece no.

lunedì 20 luglio 2015

LA PRIMA VOLTA

la prima volta che ho fatto un viaggio "da grandi".
la prima volta del "mind the gap between the train and the platform".
la prima volta delle monetine che pesano un chilo con la regina incisa sopra.
la prima volta che ho mangiato il sushi.
la prima volta che ho visto il Big Ben, da un autobus alle 4 di mattina, sfatta di sonno e havana cola, pensando "ma che piccolo!".
la prima volta che un dj mi ha dedicato una canzone in discoteca, ci ha dedicato una canzone in discoteca: love at first sight di Kylie Minogue, perchè eravamo bellissimi e innamorati.
la prima volta che sono entrata da Starbucks.
la prima volta che ho passato un'intera notte in bianco per fare l'amore.
la prima volta dei nachos al formaggio.
la prima volta che mi sono sposata per finta, sul treno che porta all'aeroporto, con una fedina in argento presa a Camden Town.
la prima volta che ho rischiato di farmi investire guardando dal lato sbagliato della strada.
la prima volta che ho girato curiosa per Soho.
la prima volta che ho percorso Regent Street, con lui che con una mano stringeva la mia e con l'altra mi indicava ai passanti dicendo loro "io lei la amo da morire", anche se non capivano una parola.
la prima volta che ho abbandonato le mie valigie in un deposito bagagli.
la prima volta che ho quasi perso un aereo per tornare a casa.
la mia prima volta a Londra.
la prima di tante.
non la più bella, non quella più importante, non quella in cui ho visto più cose, non quella in cui sono tornata cambiata, più matura, più forte e più consapevole.
ma si sa... la prima volta non si scorda mai.

venerdì 17 luglio 2015

ESTATE

fa caldo.
quel caldo, denso, soffocante, appiccicoso.
sto seduta in giardino, l'orlo del vestito che accarezza l'erba, i piedi scalzi sulla sedia di fronte.
è appena diventato buio, la brace della sigaretta emana una luce arancio vivo ad ogni boccata di fumo.
scaccio con la mano una zanzara dalla spalla, la pelle umida.
sono stanca.
chiudo gli occhi un momento...

Madison Square Park. 
ha piovigginato tutta la mattina, ma ora è uscito un po' di sole.
a pochi passi, sopra le nostre teste c'è "fata morgana", un'installazione di specchi che "diventa una sorta di miraggio scultoreo luminoso che falsa il passaggio e allo stesso tempo irradia una luce dorata", secondo Teresita Fernández. 
una di quelle cose che al primo sguardo ti fanno fare "ooooooooooh", ma poi più la guardi e più diventa brutta, secondo me.
se la fissi abbastanza a lungo quello che dovrebbe ricordare un caleidoscopio diventa una serie di fette di pomodoro tagliate in orizzontale e non puoi fare a meno di chiederti se non sia un messaggio subliminale del ristorante lì accanto.
ci saranno più di venti gradi, lui ha addosso una tshirt chiara sotto ad un cardigan antracite di lana grossa, i capelli arruffati sotto al solito berretto.
mi chiedo come faccia a non sentire caldo, poi mi ricordo del suo ufficio e dei pinguini fanno a nascondino con gli orsi polari, lì dentro, e lui che si chiude in uno dei tre loculi su una delle pareti per scappare dall'aria condizionata.
"sono strani, questi americani, sono davvero strani...", penso tra me e me.
indica col dito un punto oltre Shake Shack, più o meno all'angolo tra la 23ma strada e Madison avenue.
"lì, in quel punto lì, ho sentito più freddo in assoluto in vita mia. 
arrivavo da lì e stavo andando di là, dove avevo il mio primo lavoro quando sono arrivato a ny. 
ero tutto coperto, dappertutto, restavano fuori solo gli occhi, e ho pensato che non avevo mai avuto così freddo in vita mia".
quasi lo vedo camminare su quel marciapiedi non molto distante dalla panchina su cui siamo seduti ora, con il corpo irrigidito, le dita che perdono sensibilità, la mascella contratta per cercare di non far battere i denti.
lo immagino infagottato dentro al giubbotto, coi guanti, il berretto e la sciarpa che gli avvolge il viso fin sopra il naso, quegli occhi color castagna stretti in due sottili fessure orizzontali, il gelo che gli entra fin nelle ossa e non riesce a fargli pensare ad altro che al fatto che ha freddo. 
chissà se quel giorno aveva ai piedi i suoi stivaletti marroni... 
probabilmente no, ma a me piace far finta di sì... 



apro gli occhi. 
forse sì è alzato un po' di vento o forse è solo suggestione, ma sembra quasi fare meno caldo di due minuti fa.

giovedì 16 luglio 2015

#OFF

ci sono giorni orribili.
come oggi.
e l'unica cosa che vorrei è stare tra quelle braccia, chiudere gli occhi e non sentire nient'altro.
anche solo un giorno.
anche solo un'ora.

mercoledì 15 luglio 2015

CIAO CARA

ci sono cose che accendono nella mia mente l'impulso di spingere la gente a terra, afferrarla per le spalle e scuoterla forte, facendole sbattere la testa contro il pavimento finchè sanguina.

tutti abbiamo delle cose che ci ispirano il desiderio di spingere la gente a terra, afferrarla per le spalle e scuoterla forte, facendole sbattere la testa contro il pavimento finchè sanguina.

ecco, per me "ciao cara" è una di queste cose.

cioè, dai... "ciao cara" de che???
che poi... ho davvero la faccia di una a cui puoi dire "ciao cara"???

lo so, sono una brutta persona, ma è più forte di me.
#Mas diceva che è colpa del mio pragmatismo trevigiano.

il fatto è che è scientificamente provato che l'86% di quelli che dicono "ciao cara" lo fanno solo perchè devono chiederti qualcosa.
telefonata standard del tipo che dice "ciao cara":
- ciao cara, come stai? [punto primo: non chiamarmi cara. punto secondo: non chiedermi come sto.]
- eh... insomma... il dottore mi ha appena dato cinque giorni di vita [potrei rispondere qualsiasi cosa, tanto non sta ad ascoltare]
- sì sì. anch'io, grazie. [visto????] volevo chiederti... lo so che ho il listino e potrei guardare quello, ma non è che mi puoi mandare al volo la quotazione per dodici articoli diversi, in scaglioni da otto quantità, con i rispettivi costi di trasporto???
- mmmmm... certo [scoppia, maledetto], ora sono in pausa pranzo, te li mando primo pomeriggio
- eh, ma a me servono subito... dai... li aspetto eh??? ciao, cara!
l'immensa fortuna di questa gente è che non ho ancora trovato il modo di ucciderla via telefono.

poi c'è quella percentuale altrettanto alta e altrettanto fastidiosa che dice "ciao cara" random.
e siccome a me essere random dà particolarmente sui nervi, darei fuoco pure a quelli.
ho un nome, io.
se tu non lo sai, non è un problema mio.
se tu non lo sai, sforzati di inventarti qualcosa di un tantinello più originale, perchè "cara" ci chiami tusorella.
se vuoi chiamare me, trovami un nome che sia solo mio, non quello che usi anche col tuo cane.

altro discorso per i simpaticoni.
quelli che attecchitticonosce, ma dopo tre secondi netti che t'hanno incontrata ti dicono "ciao cara".
anzi, peggio: ti dicono "ciao cara" e ti toccano da qualche parte, ti mettono la mano sul braccio, o sulla spalla, occhessoio; al che tu vorresti tanto prendere quella manina e frantumare ad uno ad uno tutti i ditini.

e infine, ammettiamolo, c'è una piccolissima parte di persone che può chiamarmi "cara" finchè vuole.
perchè so che mi vuole bene e che se mi chiama così è perchè gli sono cara davvero.
sono talmente poche però, che la probabilità che tu sia tra queste è infinitesimale.

quindi, a scanso di equivoci, fa' 'na cosa:
se vuoi evitare di farmi venire voglia di spingerti a terra, afferrarti per le spalle e scuoterti forte, facendoti sbattere la testa contro il pavimento finchè sanguina...

non dirmi "ciao cara", va'.

martedì 14 luglio 2015

IN DA OFFICE #4

COMINCIAMO BENE....


DREAMS

stanotte, o meglio stamattina, ho fatto un sogno curioso.
perchè sì, pure io dormo.
a rate, ma dormo.

dicevo, ho fatto questo sogno strano con di mezzo il mare e cose che ora non mi vengono in mente.
quello che ricordo bene, invece, è che ad un certo punto ho aperto una cassapanca e all'interno ci ho trovato degli ombrelli chiusi.
un sacco di ombrelli chiusi.
ombrelli grandi.
ombrelli piccoli.
ombrelli nuovi.
ombrelli vecchi.
ombrelli like there's no tomorrow.

ora...
secondo sua maestà google, ci sono due interpretazioni principali che si possono dare a questa cosa...

una potrei riassumerla così:



mentre l'altra.......

E NON CI PENSO PIU'

è che non è facile...
per me poi, che pensare è una delle poche cose che ho.

devo imparare a non pensarci più.

è che mi dispiace, non pensarci più.

ed è strano, perchè in fondo fa più male pensare di non pensarti più che pensare che tu a me non ci pensi mai.


I don’t care if it’s a sad goodbye or a bad goodbye, but when I leave a place I like to know I’m leaving it. If you don’t you feel even worse.
J.D. Salinger, The Catcher in the Rye

lunedì 13 luglio 2015

DownTheRabbitHole

Alice saltò in piedi pensando di non aver mai visto un coniglio con la sottoveste e il taschino, né con un orologio da cavar fuori, e, ardente di curiosità, traversò il campo correndogli appresso e arrivò appena in tempo per vederlo entrare in una spaziosa conigliera sotto la siepe. Un istante dopo, Alice scivolava giù correndogli appresso, senza pensare a come avrebbe fatto poi per uscirne. La buca della conigliera filava dritta come una galleria, e poi si sprofondava così improvvisamente che Alice non ebbe un solo istante l'idea di fermarsi: si sentì cader giù rotoloni in una specie di precipizio che rassomigliava a un pozzo profondissimo. Una delle due: o il pozzo era straordinariamente profondo o ella ruzzolava giù con grande lentezza, perché ebbe tempo, cadendo, di guardarsi intorno e di pensar meravigliata alle conseguenze. Aguzzò gli occhi, e cercò di fissare il fondo, per scoprire qualche cosa; ma in fondo era buio pesto e non si scopriva nulla. Guardò le pareti del pozzo e s'accorse che erano rivestite di scaffali di biblioteche; e sparse qua e là di mappe e quadri, sospesi a chiodi.

ci sono persone, lì fuori, che ti fanno sentire esattamente così, come Alice che cade nella tana del bianconiglio.
e poco importa se Alice sa che non riuscirà mai a prenderlo, il suo coniglio bianco.
lei corre, senza pensare...

a volte non è la conquista ciò che cerchi, ma quella sensazione folle di caduta nel vuoto...
l'eccitazione, il brivido...
perdere controllo e lasciarsi andare.
anche quando sai che l'unica cosa che troverai alla fine della corsa è il pavimento.
il pavimento di una tana vuota.
ma del resto, sono pur sempre scelte, no?

1993

era il 1993 e la "M" di MTV stava ancora per "music".
mi innamorai all'istante.
ancora oggi, 22 anni dopo, è uno dei miei pezzi preferiti in assoluto.



venerdì 10 luglio 2015

GIOVEDI'

ieri sera guardavo Cracked sgranocchiando semini di girasole sul divano, con le portefinestre aperte e l'aria finalmente fresca.
Cracked è uno dei pochi telefilm che vedo, trovato per caso durante una sessione di zapping ossessivo-compulsivo nella tvdeipoveri.
mi chiedo sempre come fanno quelli che seguono tutte le puntate di tutte le serie di tutti i telefilm esistenti...
cioè... io proprio non ce la farei.
probabilmente sono l'unica sulla faccia della terra che quando ha saputo che è schiattato Derek ha detto "hallelujah".
il fatto è che secondo me dopo la terza serie dovrebbero morire tutti e tanti saluti, sennò è la noia.
ad ogni modo... di Cracked hanno fatto solo tipo 20 puntate e poi l'hanno silurato, il che lo rende perfetto.
e poi mettiamoci pure quel piccolo particolare che 'sto David Sutcliffe disadattato con la magliettina attillata e il giubbotto antiproiettile slacciato.... eh, ciao.

comunque non era del detective Black che stavo parlando, ma dei semi di girasole.
perchè mentre stavo lì a triturare semini con gli incisivi come un criceto, mi è apparsa chiara in mente l'immagine di Christiane F. all' Hasenheide con gli arabi, una scenetta amena proprio.
da lì ho cominciato a pensare che non sono mai stata a Berlino.
Berlino è l'unica città in tutta la Germania che mi piacerebbe visitare.
dovrei proprio andarci, prima o poi.
e magari passare a trovare Ale.

Ale è il ragazzo a cui ho dato il mio primo bacio.
è stato un trauma.
me lo ricordo ancora come fosse ieri... l'emozione... la sensazione umidiccia della sua lingua in bocca; credo avesse appena mangiato una caramella perchè era dolcissima.
non avevo la più pallida idea di cosa fare.
per un sacco di tempo ho avuto  un tremendo complesso di non saper baciare.
mi ricordo che ho persino comprato un libro di nascosto, "l'arte di baciare" di William Cane, ma inutile dire che non ho fatto grosse scoperte tra quelle pagine.
ho imparato pian piano, come tutti, e un paio di anni dopo io e Marco limonavamo come se non ci fosse un domani.
a pensarci oggi ero davvero, davvero, davvero cretina.
a mia discolpa però posso dire di non essere stata l'unica, dato che quel libro assurdo lo vendono ancora oggi.
peccato non ci fosse stato google all'epoca... insomma, se ci sono le istruzioni per lo squirt ci saranno pure quelle per i limoni no?
mi sarei risparmiata una gran figura di merda dal libraio...

comunque dicevo... mi piacerebbe andare a Berlino.
e forse chiamerei Ale.
o forse no, come a NY non ho chiamato Marco (quello del noncifosseundomani di cui sopra) o L, la mia bff di quando ero gggiovane.
però Ale forse sì.
beh, insomma.. vedremo...
devo capire come sistemare BrightonTheCat...

e poi mi piacerebbe un sacco andare a Bristol.
forse sceglierei prima Bristol di Berlino.
motivazione non pervenuta, ma boh, mi piace già dal nome.
non ho limonato con nessuno che viva a Bristol, tanto per puntualizzare.

ah, ho ricominciato a leggere Il Giovane Holden, tipo per la milionesima volta.
che non c'entra nulla con Bristol o Berlino o con nulla di ciò che ho scritto finora, ma questa cosa che non riesco a fare a meno di rileggere gli stessi libri ogni tre per due dovrebbe finire.
mi verrebbe quasi da chiedere a #LaNico se ha qualche sua idea interessante a riguardo, ma ho il vago sentore che Freud mi appiopperebbe una qualche pseudodisfunzione sessuale random.
forse, tutto sommato, meglio non sapere.

e forse, tutto sommato, dovrei smettere di sgranocchiare semini di girasole come Christiane F.

LUNEDI' BLU

avete presente quando cercate di ricordare una cosa, ma assolutamente non ce n'è?
ecco...
sono anni, ma anni davvero, probabilmente più di dieci, che cerco di ricordare il titolo di un libro.
l'avevo regalato ad un'amica per un compleanno e poi me l'ero fatto prestare.
i libri non bisognerebbe mai farseli prestare.
almeno non quando sei come me, che quando un libro mi piace lo rileggo all'infinito.
ce ne sono alcuni che avrò riletto decine di volte.
decine.
al plurale.
[ah, per inciso in questo post la parola "libro" verrà ripetuta ennemila volte, perchè per me un sinonimo di libro non esiste]
ad ogni modo c'era questo libro, che mi era piaciuto da morire e devo assolutamente rileggere, ma non riuscivo a ricordarne nè il titolo nè l'autore.
di preciso non saprei raccontarne nemmeno la trama, ad essere sincera; ricordo solo che c'era qualcosa in quelle pagine che mi aveva colpita dritta allo stomaco, una sensazione strana, forte.
ho cercato di ritrovarlo in tutti i modi, ma nemmeno la mia proverbiale capacità di scoprire qualsiasi cosa su google era servita.

finora.

perchè mentre scrivevo il post che sta ora nelle bozze, all'improvviso, non so nemmeno da dove, mi è venuta in mente un'illuminazione:

Amsterdam.
Aaron, o Alan... qualcosa del genere.
BLU, c'era il blu da qualche parte, il mio colore preferito.

Lunedì Blu di  Arnon Grunberg

VALHALLA


This is life
It's a test
It's a game
Did you pass?
Play again
In the hope
That you see
Where you've been
It's the fame
It's the drugs
It's the social circle that you're not part of
It's the fear
It's everybody else, it can't be me
You're the reason I can't control myself
I can't control myself
I am done
With this war
I will spit right in the face of all you whores
In the hope
That you see
Where you've been
It's the fame
It's the drugs
It's the social circle that you're not part of
It's the fear
It's everybody else, it can't be me
You're the reason I can't control myself
It's the world
On its knees
It's the heaven that everyone seems to need
It's the light
It's the focus that you cannot seem to find
The fame
The fear
The social circle that you can't get near
The drugs
It's everybody else, it can't be you
You're the reason I can't control myself

lunedì 6 luglio 2015

LUNEDI'

è un lunedì strano oggi.
stamattina ho capito che a cena avrei dovuto assolutamente mangiare insalata di uova e avocado.
per forza.
ma tipo che non so nemmeno se mi piace, l'insalata di uova e avocado.
ad ogni modo lo scopriremo presto, pregate per me.

non avendo (ovviamente) nè le uova nè l'avocado, in pausa pranzo sono andata da Ariele.
Ariele è il supermercato dell'infoiato dell'ecobio, uno di quei posti dove tutto è rigorosamente naturale e salutistico, i detersivi magari non lavano un cazzo, ma sono amici dell'ambiente e tofu e seitan arrivano al banco salumi modellati a forma di maialino da affettare.
insomma, il tempio della setta dei vegani sovversivi.

non ditelo a nessuno, ma io adoro andare da Ariele.
tipo, tu entri e tra un broccolo e una confezione di spaghetti shirataki ti senti in pace col mondo.
non puoi andare da Ariele e non sentirti immediatamente più magra e più fica.

e poi mi piace guardare la gente che fa la spesa.
sì, lo so, non mi faccio mai i cazzi miei, ma che ci posso fare se mi piace?
oggi tra l'altro c'era pure un tipo carino.
decisamente carino.
ho fatto un rapido controllo del contenuto del suo carrello: tipica spesa da single.
da quello che compra la gente al supermercato puoi capire un sacco di cose...
comunque... mi sa che se n'è accorto perchè quando ho alzato gli occhi dalla sua spesa mi stava guardando e mi ha sorriso.
inutile dire che mi sono fiondata alla velocità della luce tra gli scaffali del riso integrale.
eh niente, le figure di merda sono di merda anche se fai la cacca ecobio.

comunque... ora ho tutto l'occorrente per preparare quello che dovrebbe essere
pane ai semi di lino con insalata di uova e avocado, striscioline di salmone affumicato e una spolverata di semini vari tostati (per fare un po' crunchy).
se non muoio avvelenata vi faccio sapere se era buono.

Cia'.


martedì 30 giugno 2015

BROOKLYN


ci sono canzoni che in tre minuti raccontano una storia.
canzoni che svuotano lo stomaco, riempiono i polmoni e stringono il cuore.
canzoni che, quando le ascolti, ti fanno rivivere un momento come se fosse adesso.

*************

c'è un sole timido stamattina, anche se fa ancora freddo.
ho dormito poco e mi sono svegliata presto, come sempre da quando sono arrivata.
mi fermo in un piccolo parco con delle panchine e dei tavoli con una scacchiera disegnata sul piano. mentre bevo il caffè cinque o sei passeri si litigano le briciole rimaste sulla carta del cupcake più buono di sempre. mi chiedo se qualcuno ci ha mai giocato a scacchi davvero, in quel giardino.
dovevamo fare colazione insieme, #NN e io, ma ha avuto un impegno e mi ha rimbalzato a più tardi: "vieni a Brooklyn, L train", tutto qui.
nemmeno m'ero accorta che esistesse, una linea L.
giro un po' per Greenwich Village, entro nella prima stazione con il pallino grigio, salgo sul treno.



scendo alla fermata che mi aveva dato #NN, esco in strada, accendo una sigaretta.
sono in anticipo; lui non mi ha dato un orario, ma so che ha da fare.
prendo una direzione a caso e comincio a camminare guardandomi attorno.
Williamsburg è colorata.
mi ricorda un sacchetto di biglie di vetro, quelle con la spirale variopinta all'interno: allegra e chiassosa e allo stesso tempo fresca e trasparente.
i palazzi sono incastrati uno contro l'altro in quella paranoica disposizione a griglia, dando l'effetto di una cittadina costruita coi Lego.
se dovessi scegliere d'istinto un posto a NY in cui abitare tra quelli che ho visto finora, molto probabilmente sarebbe questo.
torno alla fermata della metro, come una bambina a cui la mamma ha detto "aspettami qui", e mando un messaggio. sul display appare "facciamo 12 pm" e un indirizzo.
ho ancora un'ora per guardarmi attorno e riprendo a camminare con calma.
lì in fondo, da qualche parte, dovrebbe esserci l'East River. "che poi è un mare, chissà perchè lo chiamano river?", le mie domande esistenziali.
sono arrivata davanti a un parco; credo di averlo già visto su qualche sito, quando facevo un programma delle cose da visitare prima di partire. 
quel programma che poi non ho seguito, come sempre. 
dev'essere quel posto col nome impronunciabile dove al sabato si mangia l'iraddiddio.
spengo la sigaretta ed entro.
nelle immagini che avevo visto era diverso; in realtà è spoglio e brullo.
e deserto.
New York è deserta.
è strano... questa città è la più grande in cui sia mai stata, ma paradossalmente è anche quella che più mi ha dato un senso di serenità. 
ripenso alle parole di #NN, tanti mesi prima, quando mi diceva che odia Londra perchè è "so messy" e, anche se non posso sapere cosa significhi realmente vivere qui ogni giorno, forse ora capisco un po' di più cosa intendeva.
scatto qualche foto dalla riva, immagini svogliate e scontate dello skyline di Manhattan, e poi mi siedo a guardare le onde che si infilano tra le rocce con un ritmo simile a quello di un respiro.
è quasi passata un'ora... ho un indirizzo da raggiungere.
mando un messaggio davanti al portone di un palazzo a cinque piani con le scalette antincendio rosse: "ti aspetto qui sotto", "scendo". 
fisso la vetrina di un negozio, ma sono talmente nervosa che non ho nemmeno idea di cosa venda e all'improvviso c'è il suono di una serratura che scatta... mi volto e un ragazzo che non conosco mi guarda un po' stranito, prende una scopa e inizia a spazzare il marciapiedi.
un altro scatto, alzo gli occhi e forse i polmoni perdono una presa: lì sulla soglia c'è lui.
ed è splendido.
pantaloni, camicia, gilet, giacca, occhiali da sole, una bellissima cartella di pelle vissuta, tiene a guinzaglio un cane che ho già visto prima.
sta lì fermo facendosi ammirare per un attimo e io, che conservo sempre tutto, quell'attimo vorrei poterlo fermare con una fotografia.   
un breve giro dell'isolato, qualche chiacchiera e riportiamo a casa il cane; vorrei tanto accarezzarlo e vorrei accarezzare lui ancora di più, ma mi tengo alla larga da entrambi...
mi chiede se voglio un bagel, sto per rifiutare, non so nemmeno io perché, ma mi lascio andare e rispondo di sì.
"dolce o salato?" "salato"... risposta sbagliata, me ne accorgo subito;  #NN ha questa cosa strana, un'espressione che dura una frazione di secondo e poi scompare, un riflesso incondizionato ogni volta che dici qualcosa che non è esattamente quello che pensa lui.
chissà se lo sa...
"io lo prendo con la jelly, lo prendo sempre con la jelly. tu con cosa lo vuoi?"
"scegli tu".
"scegli tu", quando sei una persona che passa mezz'ora a scartabellare la lista degli ingredienti per ordinare una pizza, è come fare un salto nel vuoto, ma ora va bene, con lui, ora, salterei ovunque. 
lo guardo mentre svuota contemporaneamente tre bustine di zucchero nel caffè e versa nel bicchiere più latte di quanto ce ne possa stare.
mi perdo ad osservare questo uomo che si prepara ad un meeting d'affari e mangia panini con la marmellata per pranzo come i bambini di sei anni...
i mille volti di #NN.
non ho mai conosciuto nessuno che sia così tante cose diverse rimanendo sempre e comunque se stesso.
è tardi, deve tornare a Manhattan; andiamo a prendere la metro e mentre attraverso il tornello all'entrata lui, con mille cose in mano, non trova la tessera e rimane fermo sulla sbarra. boffonchia qualcosa sul fatto che non sia possibile che una pretending newyorker possa batterlo nello strisciare la metrocard e mi fa sorridere, mentre gli prendo dalle mani il caffè che miracolosamente non si è rovesciato addosso. "non sei proprio capace di perdere" penso "per tua fortuna quelli come te non perdono quasi mai".
il treno arriva subito, saliamo e lui mi concede quella foto insieme che mi è costato una fortuna chiedere, ma che desideravo da morire; tre scatti orrendi, sfocati e controluce, che mi porterò a casa come uno dei ricordi più belli di questo viaggio.
guardo quegli occhi scuri, di un color castagna dolce, morbido, rassicurante... hanno l'aria stanca e soddisfatta di chi corre per raggiungere i propri traguardi.
lui parla... del suo lavoro, dei suoi progetti, delle sue ambizioni... "se ora vincessi alla lotteria sarei contento solo a metà".
lo guardo e quasi non apro mai bocca.
e non perchè non ho nulla da dire, ma perchè mi piace starlo ad ascoltare.
il treno attraversa velocemente il ponte.
Brooklyn ormai è dalla parte opposta di quel mare col nome di un fiume.

*************

ora sono davanti ad un pc...
a rivedere quelle immagini attraverso una canzone.
a cercare di rendere a parole quella fotografia che non ho scattato.
a mettere nero su bianco un ricordo per poterlo finalmente lasciare andare e allo stesso tempo per non dover aver paura di perderlo.

qui non è Parigi e finalmente ha smesso di piovere.
ma questo non cambia che a Brooklyn ho lasciato un pezzetto di me.

venerdì 26 giugno 2015

COMANDI TU PERCHÉ LO DECIDO IO

quando l'avere il controllo è una concessione e l'essere dominati una richiesta,
chi è quello che davvero detta le condizioni del gioco?
quando "sono io a decidere che comandi tu"...
ve lo siete mai chiesti?

ci sono tanti tipi di rapporti tra le persone... ci sono leve di primo grado, solide e bilanciate, e poi ci sono rolla bolla, colorati ed eccitanti.
personalmente trovo che l'equilibrio sia piuttosto noioso.
in ogni caso, esiste sempre un sistema di regole, conclamate o non.

ma quando succede che uno dei due si mette a barare, cambiando le carte in tavola quando non te lo aspetti, tu ci rimani di merda, stizzita e sotto sotto divertita.

comando io o comandi tu?
credevo di saperlo.
e invece no.

quello che so è che stanotte a risiko mi sono fatta fottere Ucraina, Brasile, Cina e Medio Oriente come una pivella.


mercoledì 24 giugno 2015

EVIDENCE


per voi malfidenti con #LaVanz in pole position.
japossoffà.
forse.
nel frattempo penso di organizzare corsi di "cominciaunacosaepoilascialaametà".


venerdì 19 giugno 2015

È COMPLICATO

scrivere cos'è stato è complicato.
rendere a parole l'intensità delle sensazioni, dei colori, dei suoni, dei profumi...
è complicato.

per descrivere quella settimana nel modo in cui sono abituata a fare, ho bisogno di scremare i ricordi da una parte emotiva che è qualcosa a se.
perché a volte succede che, anche prendendo un aereo solo, i viaggi diventino due.

ho voglia e bisogno di raccontare la mia New York.
per me.
per non rischiare di dimenticare.
per poter lasciare andare quelle cose che non ho.

che volevo.
e che forse ora voglio ancora di più.
ma che non ho.


è solo che è complicato.




venerdì 12 giugno 2015

IN DA OFFICE #3

suona la linea interna del telefono.
ufficio grafico.
è la #Don.

amabilmente chiedo "chevvvvuoi????"

candidamente risponde "niente, volevo avvisarti che ho 5 minuti liberi. faccio un giretto su youporn a vedere se c'è qualcuna che ti somiglia."

ma che ho fatto di male io???
eh??? eh???
meno male che è venerdì.




venerdì 5 giugno 2015

Last day in NYC

mi mancherà questa città.
da morire.
 
e mi mancherai tu.
di nuovo.
 
"sei venuta qui per me?"
"NO."
 
non lo so.
forse.
anche.
 
certe domande sono così difficili...
 
 
ma se c'è una cosa di cui sono certa, è che non potrei aver fatto una scelta migliore.
 
 
last day in NYC.
Eileen mi aspetta.
la cheesecake non sarà la medicina per tutti i mali, ma di certo aiuta...

martedì 2 giugno 2015

#NN aka #SUASANTITÀ [appendice e soluzioni]

, anche se fa finta di no
non pervenuto
pare di no
non pervenuto
scofana tutto
il suo macbook
probabilmente perché è cosi anche in realtà
non me lo so minimamente spiegare
non pervenuto
no
non pervenuto
niente teletubbies, grazie a Dio
non si sa, ma passarci attraverso le dita mentre ti bacia e una sensazione bellissima