se dovessi dire dove l'ho imparato (quel poco che so) non saprei davvero rispondere.
di sicuro non al liceo, dove non siamo mai andati oltre a maineimis e decatisanderdeteibol.
all'università nemmeno, credo, dato che dei due esami d'inglese che ho dato uno era in italiano (29 scritto, 28 orale) e in quello in lingua ho preso 18 e ho pure copiato.
a conti fatti, quindi, penso di averlo imparato tipo per osmosi guardando la tivvù, ascoltando musica, cazzeggiando su internet e intrattenendo conversazioni mentali coi miei due mariti immaginari (che essendo di L.A. ovviamente l'italiano non lo capiscono).
il mio problema fondamentale, con l'inglese, è il passato.
e il condizionale.
e il futuro.
e gli irregolari.
sì, insomma.... i verbi, che stiamo prima.
io non ce la posso fare.
was, has been, would be, non so mai cosa va dove.
e non venite a raccontarmi ancora quella storia delle azioni passate che continuano nel tempo o quel che è, perchè giuro che ci perdo il sonno senza capirne il senso nemmeno in italiano, neanche fosse la teoria della relatività inversa.
poi ci sono i giorni della settimana.
quelli rimangono un mistero dalla notte dei tempi.
martedì e giovedì: chi è cosa? che differenza fa? sono proprio indispensabili? non possiamo proporre una settimana di 5 giorni e toglierci il pensiero???
è più forte di me, thursday e tuesday non riesco a mettermeli in testa, tanto che li devo googlare ogni santissima volta (cosa che ho fatto anche in questo istante).
il fatto è che nella mia mente sono perfettamente intercambiabili, come il dativo e il genitivo o le province della lombardia e quelle del piemonte.
ma poi, della pronuncia non ne vogliamo parlare?
delle e che diventano i, le i che ogni tanto sono ai e ogni tanto no, le u che quando hanno voglia sono iu e quando gli gira sono a, le a che fanno quel cazzo che je pare??
e della acca aspirata???
e del terrore di ogni essere umano, il th & gh????
tipo... thought.
come cazzo si fa a dire THOUGHT????
ora....
cosa fare quando parti da sola per un posto dove l'inglese lo devi parlare per forza?
semplice, segui le indicazioni del:
manuale di quella che non sa l'inglese ma fa finta
*mettere i verbi ad cazzum, sperando in un calcolo delle probabilità a tuo favore.
insomma, uno ogni tanto dovrai pure imbroccarlo giusto, no?
*thursday e tuesday li butti lì random, poi sta all'interlocutore interpretare.
*conta sul fatto di aver fatto dell'asocialità il tuo credo di vita.
voglio dire... se parti da sola vuol dire che stare in compagnia non è esattamente la tua priorità.
una volta imparate le cose fondamentali tipo nomi di cibo e "questo ce l'hai nella mia taglia?" non serve molto altro.
*eliminare ogni dubbio sulla pronuncia.
e con eliminare intendo proprio eliminare.
prendi una parola, cancella tutte le vocali e mangiati metà delle consonanti.
se non mi credi, vai a Londra e chiedi indicazioni per Leicester square, poi vediamo se ho ragione.
* fingi spudoratamente.
se fai quella sicura, la persona che hai davanti si convincerà che non è che stai dicendo cagate immani, è che sei talmente dentro la lingua che parli addirittura in slang.
ovvio, questo funziona con chi sa l'inglese meno o quanto te, con un madrelingua non hai speranza di non sembrare deficiente.
ma in fondo... ci saranno cinque veri newyorkesi in tutta New York, vuoi avere proprio la sfiga di trovarli tu????
poi... alla peggio... c'è sempre l'ultima carta da giocare in extremis:
fingerti sordomuta e indicare col dito.
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