venerdì 29 luglio 2016

ON AIR [NOIR DÉSIR ET TOI]

Pendant que la marée monte
Et que chacun refait ses comptes
J'emmène au creux de mon ombre
Des poussières de toi
Le vent les portera


al buio in giardino.
ci siamo solo io, la musica, le sigarette e lei, quella sensazione pesante incastrata nella trachea.
mando avanti la playlist una, due, tre, quattro volte, poi eccola: le vent nous portera.
un pezzo oscuro per la sua sonorità e per l'eco macabro che tutti i brani dei noir désir sono destinati a portarsi dietro.
già, perchè succede che un giorno Bertrand Cantat uccide la donna che ama nella stanza di un hotel di Vilnius.
una storiaccia tetra che parla di artisti maledetti, cuori tormentati e disequilibri, difficile da ignorare.

alzo il volume, chiudo gli occhi e cerco di non pensare a niente, ma non posso.
c'è un particolare, in tutta questa storia, che si è infilato nel mio cervello come un tarlo e non mi lascia in pace.
dettagli.
sono sempre quelli che mi fregano.

"Bertrand Cantat uccide la donna che ama nella stanza di un hotel di Vilnius...."
Vilnius, la capitale della Lituania.
Vilnius, la città natale di una ragazza alta alta, magra magra e bionda bionda. 
una ragazza che un giorno arriva a New York per fare la modella.
la modella che viveva con un tipo bizzarro con le bretelle e i capelli spettinati.

è strano come la mente cambi la prospettiva delle cose.
è strano come tutto, sempre, ovunque, continui a parlarmi di te.
è strano come più io cerchi di dimenticarti, più non riesca a mandarti via.

polvere di te che mi è rimasta addosso.
polvere di te che il vento non riesce a portare via.

venerdì 22 luglio 2016

22 LUGLIO: SANTA MARIA MADDALENA DI MAGDALA

quando sono nata padreh avrebbe voluto chiamarmi Giorgia.
Giorgia come Giorgio, il nome di padreh.
fratelloh, che aveva sette anni, ha tirato su la terza guerra mondiale perchè se chiamavano me Giorgia come Giorgio, allora dovevano chiamare anche lui Giorgio come Giorgio.
cosa che quando sei un settenne ha perfettamente senso.
al termine di una rumorosa campagna di protesta, madreh e padreh hanno chiesto "allora, figlioh, come vuoi che chiamiamo sorellinah?" e fratelloh:
"Maddalena".

per molti anni l'ho davvero detestato.
tutte le mie amichette avevano nomi come Sara o Cristina o Francesca, tipo che ne chiamavi una e si giravano minimo in cinque, mentre io ne avevo uno da vecchia matrona siciliana col fazzoletto nero in testa e il rosario in mano che faceva a gara con Concettina e Addolorata.

poi invece ha iniziato a starmi un pochino più simpatico...
alla fine degli anni '80 hanno cominciato a passare in tv "Don Tonino", un telefilm italiano scrausissimo con Roncato e Sammarchi; una cosa davvero, davvero, davvero trash, basti pensare che oltre a cip e ciop ci hanno recitato pure Lory Del Santo e uno dei Bee-Hive (dico sul serio, uno dei Bee-Hive umani).
nemmeno a dirlo io, che già da piccola avevo un feeling con le storie dove qualcuno schiatta di morte violenta, lo adoravo e non me ne perdevo una puntata (anzi, quasi quasi se lo trovo me lo riguardo pure).
insomma, per farla breve in questo "Don Tonino" c'era una bambina rompicoglioni che si chiamava proprio Maddalena...
era la prima volta, se escludiamo la canzone "Maria Magdalena" di Sandra, che trovavo il mio nome in qualcosa di "famoso" e così ho cominciato a pensare che, se lo usavano in un telefilm che secondo me era bellissimo, non doveva poi fare così schifo, no?

a metà degli anni '90 è uscito un tormentone globale intitolato "Macarena".
è stata un'agonia.
ci sono voluti almeno un paio d'anni, non scherzo, prima che tutti i simpaticoni del circondario la piantassero di farmi notare l'assonanza chiamandomi cantilenando e roteando il bacino, con tanto di saltino finale.
io, che stavo in piena fase post-grunge-chic-adolescenzial-cagazzi, li avrei bruciati tutti.

ovviamente, per tutto il corso della mia esistenza, ho dovuto fare un po' i conti col fatto che ce n'è una, di Maddalena, famosa per davvero:
SantaMariaMaddalenaDiMagdala, la prostituta più celebre della storia.

quando hai il nome di una puttana vip, le cose non sono sempre semplici semplici.
ricordo ancora una simpaticissima puntata di Gilmore Girls in cui la lessa, dopo il primo giorno di scuola, chiede alla madre borderline "mamma, perchè tutti mi chiamano Mary?" e l'esaurita "perchè pensano che sei una sfigata che non distingue un pene da una vagina, amore mio bello" e la rintronata "aaaaaaaaanh, ho capito! ma allora come mi avrebbero chiamato se fossi stata un putanun che la dava via come il pane?" e la schizofrenica "ti avrebbero chiamato Maddalena".
clap clap clap.
no, davvero, ottima battuta Amy Sherman-Palladino.

devo comunque ammettere che ho sempre potuto godere della serrata concorrenza offerta da Elena di Troia, che se vogliamo è più alla portata di tutti e quindi più accessibile al perculo, specie quando frequenti il liceo e hai una compagna di classe che ha la sfiga di chiamarsi proprio Elena.

ad ogni modo è con l'entrata in voga dei massoni, gli illuminati, Dan Brown, Adam Kadmon e cazzi e mazzi, che le cose hanno cominciato a dare il meglio di loro...
qualche anno fa tornavo da Marina di Massa in treno, il viaggio della speranza.
già era cominciata bene che arrivata in stazione avevo trovato l'armageddon: almeno una dozzina di poliziotti in tenuta antisommossa (casco, scudo in policarbonato e manganello) piantonava il binario in attesa del mio treno.
uno di loro si avvicina a me e qualche altro passeggero e ci chiede cortesemente di rimanere fermi all'interno di una precisa area della banchina e, una volta arrivato il regionale, salire esclusivamente tutti insieme sulla prima carrozza.
al che ci è parso lecito chiedere che diamine fosse tutto quel casino, mentre alle spalle dell'agente cominciava ad arrivare una flotta di scalmanati che Abatantuono versione Attilaflagggelloddidddio je faceva una pippa, e questo, serafico, ci dice "ah no, niente... c'era Massese-Pisa oggi, dobbiamo caricare sul treno gli ultras che tornano a casa".
ho passato l'ora seguente chiusa in uno scompartimento blindato, con tanto di elicottero di scorta sopra il convoglio finchè, a Pisa, la mandria di cretini se n'è scesa.
arrivata a Santa Maria Novella, il mio intercity era stato cancellato e mi sono fatta Firenze-Mestre seduta sul pavimento del corridoio di quello successivo, con due ore di ritardo.
finalmente in terra veneta, ho preso l'ultimo regionale per arrivare a casa.
la quiete.
sul sedile di fronte al mio si è seduto un ragazzo, un tipo strano.
tempo cinque secondi e già mi aveva attaccato una pezza assurda, parlando a raffica, sempre e solo lui.
in pratica questo tizio era un infojato di non so quale movimento cattolicoqualcosa.
tornava da Assisi, dove avevano fatto un ritiro di preghiera, comunione e meeting del vattelappesca.
lì aveva conosciuto questa tipa con cui aveva trovato la congiunzione cosmicospirituale e avevano fatto all'ammmmore per ore sulla gradinata di non ho capito bene cosa.
facendo tutto ciò che era in mio potere per rimanere seria, me ne stavo sulla mia poltroncina ad ascoltare.
io si sa, con gli squilibrati fuori di testa ci vado proprio a nozze.
devo, devo, devo, devo scoprire a che livello di idiozia possono arrivare.
dopo venti minuti buoni di monologo, il tipo ha chiesto come mi chiamo.
educatamente ho risposto "Maddalena".
lui, che non era zitto un secondo fino a quel momento, è ammutolito di colpo.
mi ha fissato con uno sguardo a metà tra l'orrore e l'odio e, puntandomi contro l'indice, ha cominciato a sbraitare:
"TU!!!! TU HAI IL NOME DELLA CONCUBINA DEL SIGNORE!!!! QUELLE COME TE PORTANO ADDOSSO LA MALEDIZIONE!!!! CHI PARLA CON TE VERRA' DANNATO IN ETERNO!!!!"
si è alzato di scatto, ha raccolto in fretta il giubbino e il borsone dal sedile accanto ed è corso a sedersi dalla parte opposta dello scompartimento.
ero senza parole.
cioè, davvero, cosa può fare uno davanti ad una scenata del genere?
gli altri passeggeri stavano tutti zitti e guardavano un po' me e un po' il tizio, completamente allibiti, incerti se sbellicarsi o chiedere l'intervento del TSO.
a me scappava tanto tanto tanto da ridere.

grazie, padreh, madreh e fratelloh che non mi avete chiamato Giorgia.
grazie.

venerdì 8 luglio 2016

BANANA PANCAKES [FRUIT & PINTEREST ISSUES]

eccoli qui, i pancakes che pensano di farti fessa.
quelli secondo cui tu saresti così stupida da non accorgerti che al posto della farina ti ci hanno cacciato dentro una banana.
bella matura, tra l'altro.
che per me equivale a dire quasi marcia.

chi mi conosce sa che io e la frutta abbiamo grossi, grossi, grossi problemi.
del tipo che: 
ci sono cose che non si possono nemmeno nominare (capito Fede????) 
cose che mi causano conati di vomito seduta stante (tipo le ciliegie)
cose che mi fanno soltanto ribrezzo (tipo i kiwi)
cose che boh, non ho mai assaggiato e probabilmente non assaggerò (tipo il mango)
cose che non è che non mi piacciano, ma non le mangio lo stesso (tipo le pesche)
cose che mi piacciono, ma non sopporto  di avere in bocca (tipo le more)
cose che mangio raramente, ma devono essere sottoposte a una precisa procedura prima di poter essere masticate (tipo le mele e le pere)
e le fragole.
le fragole mi piacciono da morire.
le mangio pure a pezzetti, fate voi.
beh, ovviamente le mangio se le taglio io.
non penserete mica che potrei mangiare le fragole fatte a pezzetti da Geppe il calzolaio, magari rimaste a prendere aria per ore.
oddiostopervomitare.

le banane, invece, sono decisamente nella categoria delle cose che non riesco assolutamente a tenere in bocca.
non ridete ché ti vedo.
mi piace il sapore della banana.
mi piacciono tutte le cose alla banana, tipo il gelato, lo yogurt, le caramelle...
ma proprio a masticare una banana-banana non ci posso nemmeno pensare.
sentire sotto ai denti quella poltiglia molliccia e viscida...
oddiostopervomitaredinuovo.

ma torniamo ai pancakes....
su pinterest trovate ogni tre per due questa ricetta del banana pancake.

ora, chi mi conosce sa che anche con pinterest c'è un problema.
tipo una sindrome da pin ossessivo-compulsivo.
pinno molto.
tutti i giorni.
ma mica mi fermo qui.
no no, io vado oltre e qualche volta (spesso) le cose che pinno provo pure a farle.
con un tipo 75% di buoni risultati, devo ammettere.
ma ciò non toglie che il 25% siano delle ciofeche da paura.

comunque... dicevo... i pancakes....
oggi ho una certa difficoltà a fare un discorso compiuto.
la mia testa continua a collegare tra loro cose apparentemente senza senso.
il che mi fa venire in mente Auguste Dupin.
cavolo, adoro Edgar Allan Poe...
non vedo l'ora di andare a casa e strusciarmi su BrightonTheCat.

ma.... i pancakes.
i banana pancakes fanno decisamente parte del 25% delle ciofeche.
pinterest ti illude che, mischiando due uova a una banana quasimarcia, puoi avere questa cosa qui:



ovviamente, come potevo io non provare a fare dei pancakes che ti promettono di essere davvero dei pancakes, ma che si fanno in 5 minuti senza farina nè zucchero???
sono andata subito a prendere 'sta banana quasimarcia (e fidatevi che andare al supermercato per prendere una singola banana è un'esperienza imbarazzante), ho sbattuto bene le uova e la banana col minipimer, messo sul fuoco la padella e tadaaaaaaaaan!!!!!!
ne è uscita nammmerdachepiummerdanonsipuò.
ora... credo che il problema sia stato il minipimer.
probabilmente il composto ha incorporato troppa aria e ne è uscita una brodaglia schiumosa che non la mangerebbe nemmeno ilWilly (e ilWilly, credetemi, mangerebbe qualsiasi cosa).
è che forse bisognerebbe solo spiccicare la banana con la forchetta e mischiarla con l'uovo.
ma così resterebbero i grumi.
grumi di banana.
capirete bene che non si può.
ho detto grumi di banana.
GRUMIDIBANANA.
viscidi pezzetti umidicci di banana.

mi sento truffata.