martedì 17 aprile 2018

#NN [the end]


eravamo arrivati a #NN che si alza e mi viene incontro...
ecco...
quello che è successo dopo è stata una delle cose più belle e insieme più terribili che mi potesse capitare.
incontrare Nicola, perché già, pure lui c'ha un nome come tutti i comuni mortali... ecco... incontrare Nicola è stato devastante; tanto che ancora oggi, dopo quasi 3 anni da quella domenica a NY e quasi 4 da quel giorno su facefeed, ne porto addosso segni che, anche con tutto l’impegno possibile, non sono riuscita a mandare via.
perché le ferite forse col tempo si chiudono e smettono di sanguinare, ma le cicatrici, quelle rimangono per sempre.

anche adesso, mentre scrivo queste parole con un misto di rabbia, dolore e delusione che mi pesa sullo stomaco, stupidamente non riesco a scacciare l'immagine di lui e delle sue di cicatrici, quelle vere, ricordo di un incidente in motorino quando probabilmente era uno dei coglioncelli del quartiere, da ragazzino.
e non riesco a soffocare un sorriso, per quanto amaro, al pensiero di quei segni sul braccio.
in tutti questi anni non c'è stato un solo giorno in cui non abbia pensato a lui, a qualcosa che ha detto, a qualcosa che ha fatto, a qualcosa che boh.
e sono tanti tanti giorni, in cui la sua presenza e la sua assenza sono state parte integrante della mia vita.
mi sono innamorata di lui in maniera totale e incondizionata, per quanto assurdo possa sembrare e per quanto stupido possa essere.
mi sono innamorata dei suoi pregi, ma soprattutto delle sue debolezze e dei suoi tanti, tantissimi difetti.
mi sono innamorata di lui nel bene, ma soprattutto nonostante il male.
avrei dato tutto per lui.
avrei rinunciato a tutto per lui.
lui, che di fronte al mio dolore non ha mai dimostrato una virgola di rimorso, di empatia, di pietà.
lui, che quando è tornato dicendo "mi dispiace" stava solo mentendo ancora, ancora e ancora.
dovrei odiarlo con tutto il cuore, eppure...
c'è una canzone di Tom Walker che conoscerete tutti di certo, dato che ha sfrantecato i maroni per mesi.
I will leave the light on
I will leave the light on
I will leave the light on
I will leave the light on
I will leave the light on

probabilmente non c'è un modo migliore per spiegare...
lasciare la luce accesa è una di quelle cose lì.
ci sono cose, piccole cose, che per me hanno un significato speciale.
frasi come "vai piano" o "stai attenta" quando sei in giro in macchina da sola.
lasciare la luce accesa per accogliere qualcuno.
sono il modo più vero e sincero di dimostrare a una persona che ti prendi cura di lei.
ed è esattamente questo che ho sempre fatto: ho lasciato la luce accesa, gli ho lasciato un posto caldo e sicuro dove poter tornare sempre e trovare riparo dai suoi casini e le sue paure.
è tempo di spegnerla quella luce, per un solo, unico motivo: lui non la vuole.
avrebbe dovuto spegnerla lui l'ultima volta che è uscito dalla porta.
e invece no.
ha promesso di tornare, sorridendomi e sapendo perfettamente che era solo l'ennesima bugia.
scegliere di premere quell'interruttore è probabilmente la decisione più dolorosa che debba prendere nella mia vita.
dovrebbe essere chi se ne va a dire "addio", non chi resta e vorrebbe restare per sempre.
e ora, alla fine, l'unica a rimanere al buio nella mia stessa casa sono io.

probabilmente, se dovessi scegliere una parola che rappresenti quella "cosa" che c'è stata tra noi in tutto questo tempo, sceglierei "rispetto".
è questo che ho sempre avuto sopra ogni cosa: rispetto nei confronti suoi, dei suoi limiti, delle sue situazioni, delle sue richieste e delle sue scelte, per quanto potessero essere dolorose.
è questo che mi spiace ammettere che lui non ha mai avuto: rispetto nei confronti miei, delle mie fragilità e dei miei sentimenti.
non ho mai preteso che lui provasse qualcosa che non voleva.
l'unica, la sola richiesta che gli ho fatto è stata quella di essere onesto e di non ferirmi.
ma invece no.
ed è stata una cosa davvero crudele.

una delle cose che mi ha detto la scorsa estate, sdraiato su quella che per me è rimasta "la sua parte del mio letto", è che sono "assolutamente leale verso le posizioni che prendo".
ed ha ragione.
probabilmente è questo il mio problema.
probabilmente è questo che rende così difficile, adesso, dover rinunciare alla posizione che avevo preso: esserci sempre e comunque.
vorrei che potesse essere una scelta, non una necessità imposta.

vorrei potergli dire che sono orgogliosa di quello che sta facendo, che ammiro davvero la sua ambizione e il suo coraggio, che sono contenta che sia felice, anche se quella felicità è causa di tutto il mio dolore.
e poi, ovviamente, da brava "misembrimiamadre", un sacco di quelle cose tipo dormi, mangia, copriti, fai il bravo, stai attento... insomma...fai ciò che avrei voluto fare io sopra qualsiasi cosa: prenditi cura di te.

tutto sommato, quello che vorrei che facesse è che mi dicesse che gli dispiace.
e vorrei poter sapere che lo dice davvero.
forse un giorno ve lo racconterò del terzo grado seduta su un divano troppo grande, di quando mi ha spalmato contro il muro e mi ha baciata, di come sono rimata come un'allocca pensando "machedavero???", della passeggiata sotto la pioggia, del giramento di balle davanti alle sue giustificazioni del cazzo, del succo di frutta, del blablabla sul locale che serviva tutti i tipi di soda del mondo, dell'imbarazzo e della felicità e della follia di quella serata.

forse.

o forse no.


e forse "nonchiamarmigioia" finisce qui.
forse.
o forse no.

per ora è tutto.


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