mercoledì 29 marzo 2017

SUNDAY IN NYC: QUELLA VOLTA CHE HO INCONTRATO #NN [capitolo 1, a spasso per NY]

è la mia prima mattina a New York, mi sono svegliata decisamente presto, causa fuso, e non vedo l'ora di uscire a vedere cose.
questa città butta bene.
voglio dire...
ieri in sola mezza giornata sono riuscita a non litigare pesantemente con l'omino della dogana, riavere la valigia tutta intera, comprare le scarpe da running più comode del mondo e farmi abbordare da un tizio pure belloccio in Union Square.
sento che questo viaggio sarà perfetto.
mi incammino con un biscotto al cioccolato abnorme in una mano e un cappuccino nell'altra alla volta del ponte di Brooklyn.
ho una guida, ottomila mappe e milioni di appunti che, come ogni volta in cui vado da qualche parte, rimarranno chiusi nella borsa...
è sempre così: nei posti ci devo arrivare a modo mio.
in fondo non può essere così difficile, se vado verso giù-sinistra (che in italiano sarebbe sud-est, credo) ci devo arrivare per forza, no?
eh... no.



ho la vaga impressione di essere andata un po' troppo giù e troppo poco sinistra, dato che sono finita a Wall Street, ma poco male, dato che senso pratico suggerisce che se mi giro e vado a destra-su (altrimenti detto nord-est) non ci sono molte alternative: o trovo 'sto benedetto ponte o casco in acqua...
infatti, cammina cammina, eccolo lì.
ve l'avevo detto, io.
ora mi manca solo capire come salirci sopra...
perchè non è che sia una cosa proprio del tutto scontata, dato che l'unica indicazione che trovo nel raggio di un chilometro è un tabellone scritto a mano con disegnato col pennarello  un omino che fa le scale (per la cronaca, io non avrei saputo farlo meglio, giuro).
la vista dal ponte è spettacolare, ancora più bella di quanto non sembri nei film...
dalla mia ho anche che, alla faccia della citythatneversleeps, stamattina in giro non c'è un cane nemmeno a pagarlo... misantropiaportamivia, adoro questo posto, sul serio.
continuo a guardare in giro con l'espressione da ebete spalmata in volto, scattando foto in una quantità tale da fare invidia ai giapponesi davanti alle vetrine di Prada a San Marco; vedendomi da fuori non posso sembrare nient'altro che quello che miserevolmente sono: una sprovveduta, ingenua e rincojonita turista italiana.
tipo che arriverei a fotografare anche la merda di un cane, se solo Manhattan non fosse così scandalosamente pulita.
cincischio guardando in giro, i grattacieli che riflettono il sole, la statua della libertà in lontananza... tutto sembra allo stesso tempo gigante e a portata di mano.
ci sono dei palloncini colorati incastrati sulla grata di protezione; è curioso... ovunque vada trovo qualche palloncino da qualche parte.
ci vuole molto poco ad attraversare il ponte, al contrario di quanto avevo letto sulle guide che la prospettavano come una "lunga passeggiata", gironzolo un po', prendo un altro caffè, non resisto alla tentazione di fare quella foto che fanno tutti da Washington street.
odio le foto che fanno tutti, ma la mia fissazione per le linee non mi lascia scampo.
fumo una sigaretta su una panchina prima di tornare indietro sul Manhattan Bridge.
si può fumare sopra i ponti qui???? boh! sai mai, 'sti americani son così strani... sono pur sempre quelli secondo cui puoi andare a scuola con una colt 1911, ma non puoi bere una birra per strada...
riprendo a scarpinare.
il panorama da qui è ancora più bello...
millemila fotografie.
incontro pochissima gente anche qui; una mamma in bicicletta con figlio sul seggiolino, un paio di persone da sole come me, un tizio che fuma una sigaretta... ah ma allora si può???
una ragazza che fa jogging mi sfreccia accanto alla velocità della luce; è alta-alta, magra da far paura e biondissima.
a momenti mi prende un colpo, poi ci ragiono sopra: LaSmilza è a Miami o giù di lì, deve aver snapchattato qualcosa in proposito.
ma poi... vuoi che in tutta NY ci vada quasi a sbattere proprio io?
ma poi... anche se fosse... cosa diavolo dovrebbe fregarmene????
suvvia, siamo un po' intelligenti.
recupero un barlume di buonsenso e riprendo la mia passeggiata.
verso la fine c'è un campo da baseball.
un campo da baseball vero con veri bambini che giocano.
ok... pure a Treviso c'è il campo da baseball eh... ma volete mettere? questo è un campo ammmmerigano, mica versione lidl.
che poi nemmeno so perchè mi faccia così simpatia, io a giocare a baseball sono una ciofeca già solo con la wii.
inizia una serie di palazzi scarabocchiati.
adoro gli scarabocchi.
altre millemila fotografie.
scendo dal ponte, giro a destra prendendo una via a caso e girovago.
girare accazzo è il mio sport preferito quando vado in qualche posto; camminare senza meta guardandomi attorno e ascoltando musica.
è proprio girando accazzo che ieri mi sono persa il Manhattanhenge: ero così presa a barboneggiare nel West Village che mi sono dimenticata del tramonto per cui ho rotto tanto i coglioni ad un sacco di gente prima di partire.
mi fucileranno.
e c'hanno pure ragione.
intorno a me c'è un tripudio di insegne in cinese; uno dietro l'altro negozi di cose più disparate, saloni (stanzette) per la manicure, quelle che presumo dovrebbero essere erboristerie, e cibo, cibo everywhere.
nell'aria c'è un odore particolare, quello che LaNico chiama "la puzza di New York".
è un po' come se avessero cotto dei cupcakes immergendoli nell'olio del pesce di una friggitoria ambulante di Riccione, spolverandoli col curry.
una cosa che ti farebbe rivoltare lo stomaco in qualsiasi angolo del mondo, ma invece lì, in una domenica mattina newyorkese, ti sembra persino appetitoso.
prendo una laterale valutando se sia l'ora di mangiare qualcosa o cercare un altro caffè e intanto cammino, cammino, cammino... finchè ad un certo punto sento una sensazione strana....
è come se fossi in un posto familiare...
non so come, ma sono già stata qui...
guardo meglio attorno e porcocazzoio lo so dove sono.
a meno di una cinquantina di metri c'è un palazzo di mattoni rossi, al pian terreno un negozio con un'insegna bianca.
quella è casa di #NN.
me l'ha fatta vedere lui, su street view, tipo sei mesi fa.
non ho parole.
Cosmo sei uno stronzo, seriously.

_______________________________________________to be continued..._______

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