lunedì 16 aprile 2018

SUNDAY IN NYC: QUELLA VOLTA CHE HO INCONTRATO #NN [capitolo 5: Jerome & Jason]


_________________________nelle puntate precedenti: 1 , 2 ,3, 4 , 5 __

ecco, sono arrivata.
mando un messaggio su WhatsApp con la foto della facciata del palazzo.
#NN scrive "entra, firma e sali".
eh? cazzovuoldire entra, firma e sali?
vabbe', intanto entriamo....
a piantonare l'entrata c'è Jerome, che non ho idea di che nome abbia in realtà, ma ha proprio la faccia di uno che dovrebbe chiamarsi Jerome.
Jerome è cattivo.
se ne sta lì in piedi zitto zitto e serio serio dietro al suo banchettino col registro aperto sopra, tipo i tizi che segnano chi entra ai funerali in modo che poi si possa fare l'appello degli stronzi che hanno fatto sega e che per punizione non avranno in omaggio il santino con la foto del caro estinto.
Jerome mi guarda male.
eppure sono praticamente certa che non abbia potuto vedermi fare una cosa tanto deplorevole come sputare la gomma fuori dalla porta, perchè è così ostile?????
sono lì davanti a 'sto benedetto registro... e adesso? #NN ha detto "firma", firmo.
Jerome non è contento.
"deve siglare qui, qui, qui, qui, qui e qui"
minchia Jero', ho messo meno firme sul contratto del mutuo, vedi te....
siglo tutto il siglabile e cerco si smoccarmi da lì.
Jerome mi placca.
"deve segnare company"
valuto per una frazione di secondo di scrivere al Qaeda, ma scommetto quello che volete che Jerome non è una persona di spirito, anzi, pare pure molto permaloso; faccio la brava e segno self.
faccio un passo verso l'ascensore, Jerome non mi perde d'occhio.
probabilmente sta cercando di capire se sono una prostituta, una pusher o solo una misera mendicante, ma intanto continua a guardarmi con quell'aria sospettosa.
"ma lei è attesa?"
"uh? sì sì, certo"
lo vedo eliminare mentalmente mendicante dalla lista delle opzioni.
un altro passo verso l'ascensore, Jerome non demorde.
"ce l'ha un documento di identità?"
eeeeeeh???? scusa, ma ho sul serio la faccia di una delinquente???? non sono una terrorista, sono solo spettinata, eccheccazzo!
"sì, certo", apro la borsa e prendo in mano il portafogli; non sono nemmeno certa che possa chiedermi un documento, ma ormai non ne posso più di tutta 'sta manfrina.
Jerome mi ferma appena in tempo per risparmiarsi lo scempio della fototessera della carta d'identità : "no no, vada pure".
egraziearcazzo.
vedi Jero'... se solo tu fossi un po' più easy, potremmo starcene qui sul banchettino a far serata io, te e una bottiglia di pampero, sbronzandoci di brutto e raccontandoci le sfighe della vita come nei peggiori bar di Caracas...
sono simpa sai??? io sì.. però tu decisamente no, sappilo.
mi fiondo in ascensore e premo 6.



Sesto piano.
mi specchio un attimo prima che le porte si aprano e stramaledico il mio talento naturale nel fare dei selfies dove sembro una stragnocca.
attraverso la porta ed entro in quella stanza enorme che ho visto tante volte nelle foto che mi mandava su whatsapp, le luci sono basse, sembra tutto deserto, solo in un angolino, in fondo in fondo, c'è una postazione illuminata dal monitor di un mac.
comincio a camminare in quella direzione, il ragazzo seduto davanti al computer non fa cenno di badare a me.
mi avvicino, lui nemmeno si gira.
il suo viso sembra diverso... allora non sono l'unica a mandare selfies farlocchi, caro ciccio...
ha una maglietta blu e dev'essersi tagliato i capelli, sono più corti e decisamente meno gonfi di quanto ricordassi...
no, aspetta un momento.
l'ho visto in foto un'ora fa: coi capelli suoi, il faccino suo, la camicia e le bretelle!
quello non è lui e quando ho finito di fare tutte le mie intelligentissime considerazioni sul caso mi trovo proprio davanti a uno che ha l'aria di chiamarsi Jason.
Jason deve sentirsi un attimino osservato, si gira, mi guarda e dopo cinque secondi di silenzio chiede "posso aiutarti?"
carini sti newyorchesi... usano espressioni gentili anche per dire "checcazzovvuoi".
nell'imbarazzo più totale riesco solo a dire "ciao, sto cercando un ragazzo che si chiama NN".
"qui?"
"sì, mi ha detto che era qui", balbetto come un'ebete, e intanto ripercorro mentalmente la strada che ho fatto: portone-Jerome-sesto piano... non posso aver sbagliato.
"qui non c'è nessuno..."
il panico, dove cazzo sono andata????
prendo il cellulare, apro whatsapp "dove sei?"
#NN risponde serafico "qui"
Jason mi guarda con un sopracciglio alzato, come per dire "embeh?", gli dico "dice che è qui..." come se gliene potesse fregare qualcosa...
devo fargli pena, o forse vuole liberarsi di me e continuare a farsi i fatti suoi, mi indica un punto dalla parte opposta della stanza e mi dice "forse è lì?".
ringrazio, saluto e scarpino verso una porta a vetri giusto accanto a dove sono entrata.
eccolo là, #NN.
si alza dalla poltrona e  mi viene incontro.

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