giovedì 11 febbraio 2016

PORTATI QUALCOSA DI CARINO

mamminacara me lo dice ogni volta: 

"quando vai da qualche parte, portati qualcosa di carino".

lo aveva fatto anche quella sera a cena, più o meno una settimana prima che partissi, mentre facevamo la grigliata in giardino del giovedì Gilmore...
"beh, hai fatto la valigia?" (a mamminacara piace tantissimo cominciare le frasi con "beh")
"macchè, figurati, manca ancora una vita"
"beh, dovresti cominciare"
"la roba che porto via è ancora tutta da lavare. e poi sono solo qualche paio di pantaloni e un po' di magliette, la farò la sera prima"
"beh, intanto potresti cominciare a preparare la biancheria e quellecoselì, no?" mi guarda fisso con l'aria rassegnata di chi sa di affrontare una causa persa e aggiunge "sì, beh, vedi di portarti via delle mutande belline, per favore"
porcocazzo, a momenti mi soffoco con un pezzetto di pane.
cioè... lo ha detto davvero.
ed è anche seria.
ripasso mentalmente il contenuto del mio cassetto del comò e mi sento pure un po' offesa.
insomma, tolto qualche paio di mutandadaospedale (che mi ha fatto prendere lei e che comunque diciamocelo, tutte le ragazze possiedono, compresa Sasha Grey) e qualche slip dal colore semipsichedelico, la mia biancheria è di tutto rispetto, eccheccazzo.
"le mie mutande sono belline! e comunque non c'è nessuno che me le guardi!"
"beh, NON SI SA MAI"
niente da fare, mamminacara non manderà mai giù l'idea di aver procreato una figlia zitella.
cerco di batterla sul suo stesso terreno: 
"l'unica eventualità per cui qualcuno dovrebbe guardarmi la biancheria è che mi investano e mi portino in pronto soccorso. non sei tu quella che mi ha sempre detto che in ospedale non ti curano se hai le mutande da rimorchio????? vuoi che mi lascino morire??????"
lei non ci sta a farsi fregare, soprattutto dato che, se quando ero pischella cercava in tutti i modi di preservare la mia virtù, ora farebbe carte false per farmela dare via come il pane.
"beh, una volta era così, ma oggi cosa vuoi, i tempi son cambiati!"
"quindi in ospedale ti curano anche se hai la biancheria da sgualdrina???"
godo come un riccio a vederla rimangiare tutte le cagate che mi propinava quand'ero piccola (senza troppo successo, tra l'altro).
"beh, sì, dai..." e poi, per non darmi troppa ragione aggiunge "ma col perizoma no però!"

una decina di giorni dopo, New York City, le otto di sera.
ho mandato un messaggio a NN...
pensavo che mi avrebbe cortesemente scansata o che, se buttava bene, ci saremmo visti per un caffè un paio di giorni dopo.
di certo non mi aspettavo dicesse "vieni qui subito".
in piedi davanti alla valigia, infagottata dentro l'asciugamano dopo una doccia a 97 gradi, mi pare di sentire una vocina che dice vagamente "quando vai da qualche parte, portati qualcosa di carino".
cerco di ignorarla.
cerco.
comincio a rovistare tra i miei esigui bagagli:
reggiseno leopardato: meglio di no.
raso grigio e rosa: ha le spalline troppo chiare.
bordeaux con pizzo: aggiudicato; mi pare abbastanza carino e del resto è l'ultima alternativa che ho.
ovviamente non ho un paio di slip bordeaux, perchè suvvia, vi pare che abbia la faccia di una che coordina le mutande col reggiseno? figuriamoci!
ne pesco un paio dal mucchio: sono nere.
è fatta, il nero sta con tutto no? e poi sono pizzettose. pizzo di qua e pizzo di là fa pendant no? insomma, che siano di due colori diversi è solo un dettaglio...
vabbeh, con la biancheria facciamo che siamo a posto, tanto suppongo che l'unica occasione che abbia di vederla sia nell'eventualità che mi investano e mi accompagni in ospedale (dove mi cureranno nonostante il pizzo!!). 
passiamo al resto... 
posso scegliere tra:
un paio di jeans enormi che ho usato per svaccarmi in aereo
un paio di jeans con cui sono stata in giro tutto il giorno inzuppati di pioggia fino al ginocchio
un paio di jeans puliti
un paio di pinocchietti beige
un maglione
una felpa
la maglia di un mio ex che uso per andare a dormire
una t-shirt
una t-shirt
una t-shirt
una t-shirt
una t-shirt
una t-shirt
una t-shirt
una t-shirt
ah, c'è anche un giubbetto.
stop. basta. finito. kaput.
possibile che non ci sia una vestitino? un paio di pantaloni scuri? una camicia? un qualsiasi capo di abbigliamento da persona adulta??? possibile che sia venuta qui senza portarmi qualcosa di carino????
mi infilo nei jeans puliti (che almeno sono puliti) e scelgo una maglietta verde scuro che è presumibilmente una delle più sobrie a disposizione.
ora le scarpe...
e qui davvero tocchiamo il fondo.
ho un paio di scarpe da running prese il giorno prima perchè mi facevano male i piedi, un paio di ballerine che ilChicco chiama confidenzialmente le ammosciacazzi e un paio di all star blu e rosa tartan.
perchè non ho un paio di scarpe coi tacchi??? uno qualsiasi??? un tappo di centosessanta centimetri come me dovrebbe portarselo dietro per legge, come il gilè arancione nel cruscotto della macchina. perchè non ho messo in valigia un paio di scarpe carine?????
sto per picchiare la testa contro il muro, mentre sento la vocina di mamminacara che canticchia "te l'avevo detto, te l'avevo detto".
scelgo il male minore: se le converse stanno sotto i jeans sembrano solo blu, mettiamo queste.
guardo l'insieme davanti allo specchio: sembro un'adolescente.
ma un'adolescente dei miei tempi, chè le teenagers di oggi sanno come conciarsi molto meglio di me.
non c'è molto altro che possa fare al momento... 
metto il giubbotto, prendo la borsa e vado ad incontrare quella persona che mesi prima mi ha rincretinito il cervello.

qualche ora più tardi, mentre aspettiamo la metro che ci porterà a dormire ai due lati opposti di Manhattan, NN mi guarda i piedi.
"hai le scarpe nuove?"
quella domanda, uscita dal nulla come tutte le sue sparate epocali, mi perplime.
guardo le all star.
la targhetta sul tallone comincia a staccarsi sui lati e mi saluterà presto, e anche il bordino di gomma si è un po' scollato qui e lì...
però, lo noto solo ora, quelle scarpe sono incredibilmente e inspiegabilmente pulite.
rispondo che no, non lo sono.
mi chiede quanto sono alte e se gliele faccio vedere.
mi sento decisamente in imbarazzo.
alzo l'orlo dei jeans, "arrivano più o meno qui, ma io le porto sempre girate. adoro le scarpe coi risvolti, mi piacciono un sacco"
"devo ricordarmi di dirlo a mia sorella"
lo guardo.
non ho idea di cosa significhi o del perchè l'abbia detto, ma non aggiunge altro.
forse, in effetti, non stava nemmeno parlando con me, ma considerando ad alta voce.
mi piace quando lo fa.
e lo fa spesso.
il suo treno sta per arrivare e anche il mio lo farà a momenti.
mi manda un bacio con la mano, come i bambini; un gesto dolce che mi fa sorridere.
mi rendo conto che forse non lo rivedrò mai più solo quando faccio a piedi il giro dell'isolato intorno al mio hotel per fumare un paio di paia di sigarette.
guardo il mio riflesso sulla vetrina di un negozio, fisso le converse... 
in effetti, il mio ipotetico incontro con NN me l'ero immaginato diverso.
avevo sempre pensato che, se un giorno lo avessi conosciuto di persona, io...
beh...
insomma...
ecco....
avrei avuto addosso qualcosa di carino.
anche se in fondo non è poi così importante. 
probabilmente, tutte le ragazze con cui esce hanno sempre addosso qualcosa di carino, le scarpe coi tacchi e la biancheria coordinata.
alla fine, quindi, forse è più divertente così.


insomma, la morale della storia è: 
ascoltate sempre quello che dice mammà 
e, quando andate in giro, portatevi sempre qualcosa di carino.
poi, ovviamente, mettetevi quel che vi pare.

[..... e intanto oggi in ufficio così.]




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