lunedì 18 maggio 2015

SPROLOQUI ONIRICI

tipo che sono lì, in una specie di sala da casinò, con un sacco di altre facce note che non vedo da ennemila anni.
prima di andare ho smistato la posta accumulata nella cassetta di un vecchio inquilino trasferitosi da tempo, nel condominio in cui abitavo quando ero più giovane.
il postino dev'essere proprio una testa di cazzo... non c'era una lettera che fosse una al posto giusto.
anche un sacco di roba mia; nulla di importante, ma comunque roba mia.
ad ogni modo, poi sono andata .

c'è una caciara assurda.
ci danno dei fogli e tanti saluti.
mi siedo in un posto a caso, ad un tavolo da poker.
non è comodo per niente, ma non importa.
non mi piace stare in quel posto.
conto di sbrigarmela velocemente e andarmene via.
sul foglio ci sono cinque domande.
poi dovrò scrivere qualcosa, hanno detto.
cosa lo devo sceglierlo io.

dopo però, ora ci sono le cinque domande.
non sono difficili... è solo che non mi va di stare lì.
rispondo alle prime quattro.
cazzo, questa cosa è di una noia mortale.
mi manca solo l'ultima, ma davvero non ne ho voglia.
dovrei parlare di Cristina, che non c'è più.
so perfettamente cosa scrivere.
ho anche già deciso tutto il testo da comporre più tardi.
lo so.
è solo che non mi va.
è solo che le parole non vengono fuori.
nemmeno loro hanno voglia di stare lì.

basta, non ne posso più.
io la risposta la so, che importanza ha scriverla o no?
devo andare via.
adesso.
magari finirò dopo, tanto devo tornare per il resto.
in fondo è solo l'ultima domanda di cinque, non bastano le altre quattro?

consegno il foglio ed esco.

parlo con altra gente, fuori, ma non so di che cosa.
riesco solo a pensare
"non ho risposto... non ho finito... non so se posso finire dopo... dopo forse è troppo tardi... avrei dovuto farlo adesso"


devo tornare dentro
devo tornare e convincerli a lasciarmi finire.
probabilmente mi diranno di no, che ho già consegnato e avrei dovuto farlo prima, ma devo provarci lo stesso.
perchè io le risposte le ho.
non le ho dette, ma le ho.
loro non le hanno viste, ma io sono preparata.
molto più di quanto possano immaginare.
loro non ci credono perchè non gliel'ho fatto vedere su quello stronzissimo foglio.

devo tornare dentro, ma non trovo l'entrata.

devo arrivare al lato opposto dello stabile per riuscire a rientrare.
bisogna attraversare un campo lunghissimo e girare attorno a mezza collina.
un giro infinito, ma lo devo fare per forza oppure mi bocceranno.
non posso farmi bocciare.
non posso proprio.
io sono più intelligente di loro.

cammino da un sacco di tempo in mezzo all'erba alta e all'improvviso mi trovo davanti il bambino di The Grudge... mi viene quasi un infarto per lo spavento.
ci penso un attimo, respiro a fondo.
"senti marmocchio giapponese in bianco e nero, forse non hai capito, ma io adesso non ho proprio tempo di aver paura di te.
facciamo che magari se ne parla un'altra volta, ma adesso le-va-ti."
Proseguo di corsa, chiedendomi se il botolo nipponico tornerà per cercare di uccidermi, e vado a sbattere contro un cancello di rete.
smadonnando lo smadonnabile tento di aprirlo, ma è chiuso con un lucchetto e tutto il perimetro è avvolto nel filo spinato.
mi viene da piangere.
fisso il cancello: ci deve essere un modo per passare dall'altra parte.
mi accorgo che il filo spinato è finto.
ma davvero credevano di fregarmi così???
mi arrampico e scavalco.

eccola, eccola lì, l'entrata.....

mi sveglio e penso quello che penso tutte le sacrosante volte che sogno la stessa cosa:
io l'ho già data la maturità.



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